Maria Valtorta
Tratto dai
QUADERNI del 1944
17 gennaio 1944
Dice Gesù:
“Oggi sta accadendo una grande eresia, una sacrilega al sommo eresia. Il figlio di Satana, uno dei figli e che potrei dire uno dei più grandi, non il più grande passato che è Giuda, non il più grande avvenire che sarà l’Anticristo, ma uno di quelli ora viventi per castigo dell’uomo che ha adorato l’uomo e non Dio, dandosi la morte attraverso all’uomo mentre Io, Dio, avevo dato all’uomo la Vita attraverso alla mia morte – meditate questa differenza – il figlio di Satana bandisce una nuova fede che è parodia tragica, sacrilega, maledetta della mia Fede. Si bandisce un nuovo vangelo, si fonda una nuova chiesa, si eleva un nuovo altare, si innalza una nuova croce, si celebra un nuovo sacrificio. Vangelo, chiesa, altare, croce, sacrificio di uomo. Non di Dio.
Uno è il Vangelo: il mio.
Una è la Chiesa: la mia, cattolica romana.
Uno è l’Altare: quello consacrato dall’olio, dall’acqua e dal vino; quello fondato sulle ossa di un martire e di un santo di Dio.
Una è la Croce: la mia. Quella da cui pende il Corpo del Figlio di Dio: Gesù Cristo; quella che ripete la figura del legno che Io ho portato con infinito amore e con tanta fatica sino alla cima del Calvario. Non ci sono altre croci. Vi possono essere altri segni, dei geroglifici simili a quelli scolpiti negli ipogei dei Faraoni o sulle stele degli atzechi, segni, niente più che segni di uomo o di Satana, ma non croci, ma non simbolo di tutto un poema di amore, di redenzione, di vittoria su tutte le forze del Male, quali che siano.
Dal tempo di Mosè ad ora, e da ora al momento del Giudizio, una sarà la croce: quella simile alla mia, quella che portò per primo il “serpente”, simbolo di vita eterna, quella che portò Me, quella che Io porterò con Me quando vi apparirò Giudice e Re per giudicare tutti: voi, o miei benedetti credenti nel mio Segno e nel mio Nome; e voi, maledetti, parodisti e sacrileghi che avete abbattuto dai templi, dagli stati e dalle coscienze il mio Segno ed il mio Nome sostituendovi la vostra sigla satanica e il vostro nome di satanici.
Uno è il Sacrificio: quello che ripete misticamente il mio, e nel pane e nel vino vi dà il mio Corpo e il mio Sangue immolato per voi. Non vi è altro corpo e altro sangue che possano sostituire la Gran Vittima. E il sangue ed i corpi che voi immolate, o feroci sacrificatori di chi vi è soggetto e dei quali disponete – poiché ne avete fatto corpi di galeotti al remo, marcati del vostro segno come fossero bestie da macello, resi incapaci anche di pensare poiché avete rubato, interdetto, colpito questa sovranità dell’uomo sui bruti, e di esseri intelligenti avete fatto una enorme mandra di bruti su cui agitate lo staffile ed ai quali minacciate “morte” anche se osano, soltanto nel loro interno, giudicarvi – e questo sangue e questi corpi non celebrano, non sostituiscono, non servono, no, al sacrificio.
Il mio vi ottiene grazie e benedizioni. Questo vi ottiene condanna e maledizioni eterne. Sento e vedo i gemiti e le torture degli oppressi, che voi sgozzate nell’anima e nella mente più ancora che nel corpo. Non uno dei vostri soggetti è salvo dal vostro coltello che li svuota della libertà, della pace, della serenità, della fede, e che fa di loro degli ebeti morali, degli spauriti, dei disperati, dei ribelli. Sento e vedo i rantoli degli uccisi e il sangue che bagna il “vostro” altare. Povero sangue per il quale Io ho una misericordia che supera ogni misura ed al quale perdono anche l’errore, perché già l’uomo si è fatto ad esso punizione e Dio non infierisce là dove già si è espiato.
Ma vi giuro che di quel sangue e di quei gemiti farò il vostro tormento eterno. Mangerete, rigurgiterete, vomiterete sangue, affogherete in esso, avrete l’anima rintronata fino ad impazzire di quei rantoli e di quei gemiti e sarete ossessionati da milioni di larve di volti che vi grideranno i vostri milioni di delitti e vi malediranno. Questo troverete là dove vi attende il padre vostro, re della menzogna e della crudeltà.
E dove è fra voi il Pontefice, il Sacerdote per la celebrazione del rito? Carnefici siete e non sacerdoti. Quello non è un altare: è un patibolo. Quello non è un sacrificio: è una bestemmia. Quella non è una fede: è un sacrilegio.
Scendete, o maledetti, prima che Io vi fulmini con una morte orrenda. Fate una morte almeno da bruti che si ritirano nella tana per morire, sazi di preda. Non attendete su quel vostro piedistallo di dèi infernali che Io vi consegni all’espiazione, non dello spirito, del vostro corpo di belve, e vi faccia morire fra i ludibri della moltitudine e le sevizie dei seviziati d’ora. Vi è un limite. Ve lo ricordo. E non vi è pietà per chi scimmiotta Dio e si rende simile a Lucifero”